L’albero

Venivo accompagnato da mio nonno lungo una via di un paese che stava dentro un capannone enorme. Era tutto coperto ed il cielo non si vedeva lasciando il posto ad una luce crepuscolare. In questa città c’erano vie, negozi, banche e sopra tutto questo telecamere nascoste agli angoli. Stavamo salendo su un piano rialzato con una scala mobile ed intanto mio nonno mi metteva in guardia, riferendosi alle telecamere.

Arrivando su troviamo un androne poco illuminato con la luce che veniva dalla galleria in fondo dove si evinceva un uscita all’aperto. I negozi erano chiusi e l’unica persona li era una donna che passa velocemente (apparizione fugace). Dirigendoci verso l’uscita ci ritroviamo in una piazza simile a quelle che si possono trovare subito all’uscita di una metro.

Dall’altra parte della piazza vi era un muretto e vi scorgo due arabi con turbante e occhiali da sole appoggiati, che vendono delle cianfrusaglie. Mi avvicino a loro e accostandomi al muretto noto nell’aiuola un albero. L’albero sembrava un pino con i rami incurvati verso l’alto, senza foglie, ma con delle piccole gemme nelle punte dei rami. La corteccia era grigia e liscia. Accanto alle sue radici vi era un essere raggomitolato grande quanto un cane di media stazza senza peli e di colore grigio. La sua testa constava di tanti pseudopodi e niente più. Sul muretto, mi accorgo anche della presenza di un gatto grigio anch’esso raggomitolato.

Protezione

Sono al mare insieme a B. – Camminiamo sul bagnasciuga godendoci la prima giornata di vacanza dopo un lungo periodo di faticoso lavoro. Sento il calore dei raggi del sole sulla mia pelle e vedo l’acqua limpida del mare confondersi con il colore del cielo all’orizzonte. Sono pronto a tuffarmi, ma l’acqua è molto bassa; decido di camminare ancora un po’ attendendo che il livello aumenti. Appena mi accorgo che è possibile, mi immergo insiema a B. e comincio a nuotare con lei. E’ bellissimo. Dopo un po’ di tempo decidiamo di tornare sulla spiaggia. Sento che la pelle comincia ad essere sensibile al sole e decido di fare una passeggiata per la città mentre B. va a sdraiarsi sul suo telo da mare blu. Esco dallo stabilimento (del tutto simile allo stabilimento BagnoBarTaormina dove mia zia mi portava da piccolo quando andavamo insieme a Marina di Ravenna)e comincio a camminare per le vie di una piccola cittadina medioevale. Su una finestra di un piccolo negozio di cianfrusaglie scorgo un flacone di crema solare Nivea. Con l’intento di appropriarmene, passo più volte davanti al negozio cercando di capire se il negoziante si sia accorto della mia presenza. Dopo aver valutato i rischi dell’operazione decido di entrare per acquistare il flacone invece di rubarlo. Il negoziante mi indica due flaconi posti su di un mobiletto. La mia scelta cade sul flacone blu che immagino possa contenere una crema solare con un discreto fattore di protezione.

Esco dal negozio dopo aver acquistato il flacone per la cifra di 3,30 euro e mi appresto a tornare in spiaggia. Appena varcata la soglia del negozio mi viene in mente di guardare la data di scadenza della crema. La scadenza del prodotto nel Luglio 2007 mi spinge a tornare nel negozio per protestare e farmi sostituire il flacone.

Il negoziante nega di poter avere prodotti scaduti e, dopo aver verificato su mio suggerimento la data di scadenza sul fondo del flacone, asserisce di essere convinto che le creme non abbiano scadenza. Alzo il flacone bianco di Nivea e mi accorgo che non è ancora scaduto. Decido, così, di prendere quello e di interrompere la fastidiosa disscussione. Sul lungomare di Marina di R. comincio a spalmarmi la crema e sento che, all’altezza del fianco destro, la pelle mi brucia leggermente. Sono un po’ preoccupato per l’eventuale scottatura, ma mi tranquillizzo applicando sulla parte in quesitone una discreta quantità di crema solare.