Mi trovo durante la seconda guerra mondiale, sono in una trincea con mia nonna, cerchiamo di difenderci con un fucile, spariamo contro qualcosa che in realtà per me non è visibile…Siamo in una Città che non ho mai visitato, ma sono convinta che si tratta di Roma, c’è fumo, caos, cerchiamo di scappare dalla trincea…ma probabilmente qualcosa va storto perchè ci ritroviamo successivamente a fare la fila davanti ad un forno crematorio… mi accorgo che davanti a me c’è tutta la mia famiglia, ci hanno presi tutti!…a questo punto comincio a disperarmi, cerco di trovare una soluzione, ma non c’é niente oltre quella morte che ci attende dentro quel forno. è quasi il nostro turno quando comincio ad implorare, mi giro di spalle al forno e guardo in cielo, e mi chiedo semmai possa esistere qualcosa che potrà fermare tutto questo… la disperazione mi soffoca, imploro ancora e spero in qualcosa di grandissimo, in un miracolo…In quel momento mentre alzo lo sguardo al cielo, si allargano le nuvole, una luce mi acceca: é Dio!
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La roccia e lo strapiombo
Mi trovo su di un autobus e, con un nuovo modello di cellulare, effettuo numerose riprese.
Il mio nuovo telefonino Nokia ha molte caratteristiche e tra queste la telecamera sembra essere l’optional più utile e tecnologicamente più avanzato.
La immagini ad alta definizione catturate dalla telecamera vengono sfumate automaticamente alla fine della ripresa attraverso un software in dotazione.
Scendo dall’autobus e mi dirigo verso una zona boschiva dove vedo molte persone.
Mi ritrovo in breve tempo inserito in fila indiana all’interno di un percorso ad ostacoli particolarmente complesso.
Mi arrampico a testa in giù, rispettando la fila, sotto una grande roccia a molti metri da terra per oltrepassare uno strapiombo che impedisce il passaggio. Mi sporgo da una considerevole altezza per raggiungere la roccia allungando il mio corpo. Le mani si muovono in attesa che i piedi si stacchino da terra ed io mi ritrovo completamente appeso a testa in giù. Sono molto preoccupato per l’altezza alla quale mi trovo e temo di non essere capace di reggere con le braccia tutto il peso del mio corpo.
Sono quasi arrivato alla fine della roccia quando mi accorgo che i piedi sono ancora attaccati al pavimento: la roccia si rivela più piccola di quanto pensassi.
Mi accorgo inoltre che altre persone, ritenute dalle nostre guide meno capaci di affrontare un percorso così accidentato, raggiungono facilmente la parte opposta dello strapiombo attraverso una breve camminata. Capisco che la paura e la tensione generate dal tentativo di superare la roccia sono state totalmente inutili. Avrei potuto raggiungere facilmente la parte opposta dello strapiombo se solo avessi valutato meglio la situazione, se avessi considerato diversamente le mie capacità e se avessi evitato di sentire, come al solito, la necessità di dimostrare la mia bravura riconoscendo invece i miei limiti e le mie incapacità.
Mentre sorpasso la roccia con un ultimo e goffo sforzo mi accorgo che molte persone sono già arrivate nello stesso punto senza fatica oltrepassando l’ostacolo con una semplice camminata nel bosco.