Il giorno della mutanda & Co.

Stiamo tornado dalla spiaggia percorrendo il bagnasciuga e so che passero’ davanti alla ragazza che avevo notato prima. Cammino nell’acqua per fare prima (!?) anche perche’ i miei compagni sono gia’ lontani, ne intravedo uno che indossa una maglietta rossa. Cammino guardando la sabbia, fa presto buio, troppo in fretta, arrivo nel punto dove sta la ragazza e mi volto fugacemente per guardarla. E’ letteralmente incastonata nella sabbia, e’ visibile solo il viso, sorride serena.

La sorpasso e mi ritrovo in casa mia, e’ leggermente piu piccola ma la disposizione delle stanze e’ pressoche’ quella reale. Sono in salone con mio cugino e con la ragazza di cui sopra, lei e’ su un lettino da estetista. A me arriva un sms, prendo il cellulare e noto che arriva da un mittente chiamato “federale” e subito dico: “E ora che vogliono i federali da me, che vuole l’FBI?”.

Apro il messaggio e leggo che non devo accettare sms da un certo Marco221 (non ricordo bene il numero) perche’ sono pericolosi. “Ma io non ho mai ricevuto messaggi da sto Marco!” dico scocciato e affermo che di certo non risponderò a questo messaggio, non di certo all’FBI… quindi con aria marpiona dico: “Se proprio devo usare il telefonino lo usero’ per segnare il numero di telefono di Silvia” (la ragazza sul lettino). Mentre lo dico mi giro verso di lei e noto con dispiacere che mio cugino le sta dando un bacino sulle labbra. Penso però che nonostante ciò posso avere ancora qualche speranza e mi dirigo verso la cucina.

Mentre mi incammino mi giro verso di loro e con fare sciocco gli dico: “Che stupido, dovevo andare prima in camera da letto” dicendo però a me stesso che avrei dovuto dire “al bagno” poiché quando mi sono incamminaTo verso la cucina il punto da cui provenivo non era piu il lettino con la ragazza ma bensì il mio letto dal quale mi ero appena alzato e il primo posto dove si va quando ci si sveglia è il bagno.

Mi incammino quindi verso la camera da letto, saltellando come sono soliti fare i bambini e mi ritrovo in un letto singolo, sotto la finestra. Con me c’è un bambino piccolo, è il nipote di Simone R.. Si sveglia di colpo e mi dice: “Non l’abbiamo preso l’aereo?”. Io lo guardo un po’ perplesso e gli chiedo se voleva prendere l’aereo con le mutande o senza poi mi risponde mezzo assonnato: “E’ il giorno della mutanda”. E io: “E’ domani o Giovedi’ il giorno della mutanda?”. Mi risponde che e’ Giovedi e allora lo rassicuro perche’ a Giovedì mancano ancora due giorni.

Mi ritrovo in piedi di lato alla finestra intento ad alzare la serranda. Pero’ il meccanismo e’ un po’ arrugginito e faccio fatica, cosi’ tanta fatica che devo letteralmente appendermi alla cinghia per poi usare il mio peso per farla scorrere. Questo per due o tre volte.

In quest’ultima stanza si e’ svolto anche un altro sogno, prima di questo che ho raccontato, ma del quale ricordo molto poco. Ricordo solo che la stanza aveva 9 o 10 posti letto, la maggiorparte erano letti a castello, aveva due finestre e una dava su un piazzale molto ampio in terra battuta.

Ho fatto anche un altro sogno in cui mi ritrovavo per motivi di lavoro nella via che percorrevo per andare a scuola, alle superiori e mi stupoivo del fatto che mi ritrovassi li dopo anni. Nonostante ci fosse il marciapiede (peraltro ristruttrato) camminavo sulla strada. Notavo in lontananza la svolta a detra che portava al mio ufficio e ragionavo sul fatto che dalla finestra dell’ufficio, tramite una serie di riflessi su finestre di palazzi adiacenti, riuscivo a vedere il posto in cui mi trovavo in quel momento.

Una cena

Sono davanti alla vetrina di un negozio di cose per la casa con mia mamma che deve fare un regalo per una cena a cui andrà la sera. Vuole comprare un posacenere in ceramica e io le dico che il negozio ha anche delle cose molto belle in argento. Lei mi risponde che con l’umidità l’argento marcisce e allora compriamo un posacenere con dei coralli rossi. Cambia scena e mi ritrovo alla cena pure io. Siamo in una casa elegante e ci sono i due padroni di casa, i miei, io e un’altra coppia dell’età dei miei. Siamo seduti in un salotto elegantissimo ma soffocante per quante cose ci sono dentro e la padrona di casa prende in mano un guanto da forno in lattice e si mette a fare battute su di questo. Mio padre che è in poltrona accanto a lei si imbarazza perché il guanto da forno è il regalo che le hanno portato gli altri ospiti e allora fa una battuta per far capire alla padrona di casa che loro si stanno offendendo. Poi mi ritrovo nel padiglione della fiera d’arte di Bologna, ma ogni stand non è più una galleria bensì un appartamento privato. Io sto scappando da L. (la mia stalker) ed entro in uno di questi appartamenti ma poi scopro che è quello del suo ragazzo il quale si innamora di me e mi vuole portare in giro in macchina per Londra, solo che Londra, nel mio sogno, assomiglia terribilmente a Palermo. Poi mi sono svegliata.

Liquirizia

Era tutto buio intorno, illuminata solo la scena direttamente davanti ai miei occhi. Sono davanti ad una cassetta di legno piena di lacci di liquirizia nera e rossa. Ne compro alcuni di entrambi i tipi e qualcuno dall’atra parte della cassetta, di cui non vedo il volto, mi dice: “non prendere questi, prendi questi altri che hanno un ripieno migliore”. Io tutta contenta faccio come lui dice e me ne vado con una bustina piena di liquirizia nera e rossa.