Sono in chiesa e il parroco sta celebrando la Messa. Alla mia sinistra B. e un’altra donna si addormentano durante la predica. Siamo al primo banco e non c’è possibilità di non essere visti. Il parroco infatti più di una volta sveglia B. con uno schiaffetto sulla faccia accompagnato da un’espressione severa. La signora al nostro fianco viene rimproverata apertamente per aver messo i piedi sull’inginocchiatoio senza aver prima sistemato dei giornali appositamente forniti dalla Diocesi. Durante la Messa il parroco chiama sull’altare una famiglia di nobili origini. Mi rendo conto che si tratta della famiglia di Fabio (cfr “Luogo di Lavoro” – 30 gennaio 2008). Sono piuttosto contrariato dal fatto che l’intera comunità religiosa giudichi l’appartenenza ad una famiglia nobile un’inequivocabile garanzia di rettitudine morale.
Il parroco apre una piccola finestra in legno nel soffitto della chiesa, realizzata grazie alle donazioni della famiglia di Fabio, dalla quale entra un flebile raggio di sole.
Rifletto su come sarebbe stato meglio utlizzare il denaro dell’offerta per aiutare le famiglie bisognose e in difficoltà.