L’ufficio-ospedale

Con mia grande sorpresa vengo a sapere di essere stato trasferito di stanza e la mia compagna di lavoro altri non e’ che una vecchia collega con cui ho lavorato all’inizio della mia vita lavorativa. Contento di cio’ mi industrio per sistemare la stanza, ridotta in uno stato pietoso, molto somigliante ad uno studio di un artigiano. Assi di legno qua e la appoggiate a terra e alle pareti, le sposto, di poco… Poi torno ad occuparmi della scrivania. E’ posta longitudinalmente ad una delle pareti corte della stanza, al suo centro, accanto a quella della mia collega ed un vetro divide me e lei. Sulla porta appare il mio vecchio responsabile di cui non ho un bellissimo ricordo e subito capisco di essere tornato a lavorare per lui. Faccio notare la mia scontentezza ed esco dalla stanza con passo affrettato per andare a reclamare non so bene da chi. Mi dirigo fuori dell’edificio percorrendo un corridoio lungo con pareti verdine; arrivo ad una stanza all’interno della quale intravedo una doccia in funzione e dietro al pannello di vetro appannato spicca un fondoschiena (notevole) di una ragazza con pelle leggermente scura. Mi avvicino e piu in la c’e’ un uomo grassottello con un camice da infermiere verde, mi vedono e cambio strada. Esco dal portone a vetri dell’edificio e davanti a me un enorme prato brullo con pochi alberi. Mi dirigo a sinistra sul marciapiede grigio e inizio a correre ma quasi subito le gambe si appesantiscono troppo e faccio fatica a mantenere l’andatura.

La casa

Sento suonare il campanello. Davanti alla porta d’ingresso appare all’improvviso l’anziano negoziante dell’alimentari sotto casa. Il sig. Ennio, questo il suo nome, mi chiede informazioni sul mio lavoro e sulla disposizione e l’arredamento delle stanze. La casa è molto più grande di quanto sia in relatà ed è disposta in maniera concentrica, con ogni stanza collegata all’altra da una porta di passaggio. Mostro al sig. Ennio le stanze della casa senza riuscire ad orientarmi in maniera adeguata: al posto del soggiorno trovo la camera da letto e al posto dello studio trovo il soggiorno. I mobili sono appoggiati alle pareti e tutte le stanze sono state sistemate per permettere l’ingresso di molte persone in occasione di una festa che, a giorni, si dovrà tenere in casa mia. Camminando per il corridoio spiego all’anziano negoziante quale sia il mio lavoro e in quali contesti eserciti la mia professione. Dopo aver raggiunto a fatica il soggiorno, molto simile al soggiorno di casa di un mio amico d’infanzia, faccio accomodare il sig. Ennio e osservo con attenzione un gruppo di persone in attesa di cominciare le prove di uno spettacolo teatrale. Un istruttore di capoeira sta spiegando agli attori come sferrare calci volanti. Un ragazzo piuttosto tarchiato e dai movimenti goffi accenna un lento movimento di karate e colpisce inavvertiatamente un grasso attore. Dopo il debole contatto l’attore colpito sviene improvvisamente cadendo a terra senza sensi.Tento disperatamente di farlo riprendere, ma senza ottenere risultati. Seduto su di una poltrona vicino alla porta del soggiorno, l’anziano negoziante osserva in silenzio la scena.