Sto’ parlando con un mio ex fidanzato, mi chiede qual’ è per me il valore piu’ grande, dopo un po’ poi gli rispondo la liberta’, fa una faccia un po’ triste, come se pensasse “allora non potremmo stare insieme”, ma a mia volta penso, ma è una vita che non stiamo piu’ insieme.
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Scarpa mancante
Sono a casa di una didatta della scuola, ha invitato a casa sua me e altre colleghe.Vedo che ci sono come dei peluche, dei giocattolini di una mia vecchia amica M..Stiamo andando via mi accorgo che mi manca una scarpa, le altre colleghe sono gia’ andate, mi attardo a cercare la scarpa, la didatta che nel frattempo sta’ vedendo dei pazienti si accorge di me, mi chiede ” che fai ? ” le spiego…. vorrebbe aiutarmi, ma non puo’ ha i pazienti.Alla fine decido di usare delle pantofole, sotto la gonna lunga che indosso non si vedranno e cosi’ potro’ andare a casa a cambiarmi.
Andiamo al bar!
Io e mia madre stavamo seduti su un divano della ctr. Mia madre era venuta a vedere dove lavoravo e stavamo parlando di qualcosa che non ricordo. Ecco che arriva N. La vedo e vado a salutarla. Aveva un grosso pancione ed io pensavo che in quel momento doveva stare in ospedale per il parto. Mi invita a prendere qualcosa al bar, così le dico di aspettare…
Vado da mia madre preoccupato di averla lasciata sul divano da sola ed invece la trovo che nel frattempo stava parlando con un utente della ctr. Noto solo adesso il vestito di mia madre, un vestito lungo leggero e a pallini neri su fondo bianco. Questo vestito le dava un tono più energico e giovanile. Volevo dirle se poteva aspettarmi, poi mi fermo e mi giro verso N. ma non la vedo… tutto si ferma lì… così.
Vengo da Lecco!
Sono nella casa della mia infanzia. Sento dei rumori provenire dalla finestra del soggiorno.
Mi nascondo dietro ad una libreria di metallo. All’improvviso entra in casa dalla finestra aperta un ragazzo dai capelli rossi e dall’aria divertita e buffa.
Il ragazzo mi dice in tono scherzoso:
“Vengo da Lecco!”
Mi spavento e mi lancio contro di lui per cacciarlo. Lo spingo fuori dalla finestra e il ragazzo finge di cadere con un urlo che sembra simulato.
Nel sogno, ad un certo livello, capisco che il ragazzo sta fingendo perché sotto la finestra c’è un balcone o un cornicione che gli permetterà di non cadere.
Dopo pochi secondi il ragazzo torna con un salto giro dentro casa, passando nuovamente per la finestra.
“Vengo da Lecco!”
Io allora mi arrabbio e comincio ad urlare: “Cosa vuoi da me! Che ci fai in casa mia!
E lui mi risponde urlando: “La devi finire di preoccuparti in questo modo! Hai rotto le palle con questa questione dei soldi!”
Io gli rispondo urlando:” Ma come posso fare se non ne ho abbastanza! Eppure lavoro come un disperato! Io non ce la faccio più, non so come fare!”
Il ragazzo continua a rispondermi urlando con lo stesso mio tono: “Lo so! Ma alla fine ce la fai sempre! Ti sei sempre preoccupato e poi alla fine ce l’hai sempre fatta! E’ chiaro che la devi finire? Così finisci per non vivere più la tua vita a forza di preoccuparti! Ce la farai, chiaro?”
Nel sogno sento il piacere di poter finalmente urlare queste cose a qualcuno che mi capisce. Il ragazzo che viene da Lecco è arrabbiato perchè sa che io sto sprecando del tempo prezioso a lamentarmi di problemi per i quali, in fondo, avrei già le risposte.
La visita a casa del Dr. G.
D. ed io facciamo una visita al dr.G. Avvicinati al suo palazzo sembra essere arrivati davanti ad un negozio dentro ad un centro commerciale. L’unica differenza è che l’entrata ha un portone normale simile a quella di un condominio. Davanti casa sua vi è tanta gente che va in giro. Il dr. G. con la moglie , una signora alta e bionda, ci accoglie con un gran sorriso e ci fa accomodare dentro casa.
Entriamo e subito noto come la stanza sia piena di scaffali e cristalliere con molti oggetti, molti di questi antichi. Il dr. G. mi invita a scendere e vedere il piano inferiore così seguendomi mette una mano sul mio capo e iniziamo a scendere. Non scendiamo però lungo le scale, ma andiamo sopra un grosso geode di cristallo con molte facce e dal cui centro si irradiava una forte luce.
Nella discesa al piano inferiore noto che il tetto è ricoperto di specchi e vetri contenenti altri oggetti, tamburi, libri antichi, oggetti di cui non conosco ne l’origine ne il possibile uso, testimoni però di una conoscenza ancestrale ma ignota. Aspetto che scendano anche D. con la signora.
Eccoci al piano seminterrato. Una stanza molto simile alla prima ma con un vecchio tavolo ed una sedia al centro, sopra di essi una serie di catene, ed altri oggetti di ferro… La visita della casa continua e vedo girandomi con lo sguardo un balcone che dava su un esterno illuminato a giorno. Tuttavia il dr. G. mi invita a vedere un altra parte della stanza così vengo distolto da quel balcone… Mi affaccio così da un altro balcone e vedo un enorme mappamondo che pian piano modifica la sua forma: da sfera a piramide.
…Mi ritrovo da un altra parte con delle persone a guardare in una TV a tubo catodico di quelle con l’antennina e lo schermo bombato. Guardiamo e qualcuno commenta le immagini della sedia e del tavolo viste nella prima parte del sogno.
La sarta
Sono con Monica, una mia amica dell’ università, siamo da una sarta per farci aggiustare dei vestiti. Siamo in fila, Monica mi chiede di passare prima di me, glielo concedo, ma ci mette una vita. Le chiedo perche’ è voluta passare prima se invece io ci mettevo solo un attimo. Scocciata, ora vado io dalla sarta, nella busta pero’ non trovo piu’ le mie cose. Non so dove siano, inizio a cercare un po’ ovuque. Riesco a trovare una coperta, dico alla sarta di iniziare ad aggiustarla, poi continuo la ricerca. Sul fondo di una busta, nascoste, trovo due magliette. Non erano proprio quelle che cercavo, ma sono contenta di averle trovate, poi continuo la ricerca.
Bambini
Sono sul mio vecchio posto di lavoro. Alcuni bambini mi vengono a salutare accogliendomi con grandi sorrisi e urla di gioia.
Una bambina mi porta in regalo un Cd; ha circa due anni, ma è truccata come una donna. Si scusa più volte per il regalo forse poco interessante, poi mi spiega che purtroppo non ha ricevuto alcun aiuto dai genitori e quindi ha dovuto pensare ad un regalo per me senza il contributo di un adulto.
La ringrazio e la abbraccio affettuosamente. Sto per chiamarla per nome quando mi accorgo che non sono sicuro che si chiami Giulia; per non rischiare di sbagliare mi fermo appena in tempo rivolgendomi a lei chiamandola “piccolina”.
Tra i bambini riconosco gli occhi di una mia vecchia amica. Silvia è tornata bambina e sta vivendo nuovamente la sua infanzia. Mi commuovo nel vedere i suoi occhi pieni di vita e nel pensare che per lei ora è possibile fare scelte diverse da quelle fatte durante la sua esistenza precedente. Sono colpito dal fatto che sia stato così semplice riconoscerla e mi meravilgio che anche lei conservi intatto il ricordo della nostra infanzia insieme.
Mi commuovo fino alle lacrime.
Tento di arginare la mia commozione pensando che non sia il caso che dei bambini così piccoli mi vedano piangere.
Rimettersi in gioco
Dopo anni di pensione, pare che io abbia deciso di tornare a scuola a insegnare e che abbia chiesto il reintegro in servizio. L’ho ottenuto, e sono in un posto dove si assegnano gli incarichi, con altre persone, anche amici che però non ricordo. Mi danno di nuovo un incarico fuori Roma, come nei primi anni di insegnamento, dovrò di nuovo viaggiare, rimettermi su strada. Penso di aver fatto una grande sciocchezza, ho paura di non farcela più a reggere quella vita, chi me l’ha fatto fare, potevo starmene tranquilla a casa, etc.; penso di andare a chiedere la revoca dell’incarico a un personaggio autorevole che è lì vicino, ma in realtà sono combattuta dentro di me. Resto a casa, o mi rimetto su strada?