Sono in una casa con un bel giardino e so di essere a casa di Davide.M., un mio compagno di classe, ma nella casa abitano Filippo C. e Andrea C. Io, tra me e me, penso: “Lo vedi? Sono venuti ad abitare qui perché ora il papà di D. è diventato presidente del Senato.”. In giardino c’è Andrea C. con Flavia C. che nel sogno è sua moglie e hanno tre o quattro bambini. Io guardo Flavia, che non vedo da millenni, che è diventata grassa e brutta e mi meraviglio che Andrea e Flavia siano sposati, anche perché non sapevo si conoscessero. Nel complesso però mi fa piacere essere lì con loro e me ne resto in silenzio seduta su una poltrocina pieghevole.
Archivio dell'autore: Sognatrice in incognito
Il quadro sfregiato
Mi trovo con Fabri a casa di GS, uno dei galleristi londinesi per i quali ho lavorato, è capodanno e lui ha organizzato una festa insieme a CC, che nel sogno è la sua fidanzata (nella realtà sono colleghie basta). Alla festa io vedo un quadro di Picasso che mi piace molto e penso di comprarlo. CC inizia a spiegarmi il soggetto del quadro e mi dice che la data che vedo dipinta in alto a sinistra è la data dell’avvenimento storico rappresentato. Io, però, so per certo che l’avvenimento storico raffigurato è accaduto in una data differente, allora tiro fuori una penna biro e modifico la data sul dipinto dicendo che era sbagliata. Mi rendo conto di aver fatto una mezza scemenza perché il quadro è irreparabilmente danneggiato e poi non so neanche se davvero mi piaceva così tanto da volerlo acquistare. Nel mentre si avvicinano anche GS e Fabri e vedo che GS è molto contrariato, anche se cerca di nasconderlo. Io allora ribadisco che la data vera è un’altra, quella che ho scritto io a penna, ma mentre lo dico mi sento ancora più stupida…
Secondo matrimonio
Sono in macchina con i miei genitori su una strada sterrata in campagna da me. Siamo tutti allegri e i miei sono vestiti sportivi con due giacche di tweed e stiamo andando in chiesa dove io mi sposerò per la seconda volta con Fabri. Ad un tratto io dico a mamma: “Lo sai? Ero così rilassata questi giorni che mi sono dimenticata di comprare un vestito da sposa!” e mamma si mette a ridere. Poi dico a mio padre di passare per casa nostra che mi sono ricordata di avere un vestito bianco di pizzo preso da Catenella l’anno della maturità (il vestito esiste davvero e la data è quella). Poi cambia scena e io sto percorrendo la navata della chiesa con il vestito di Catenella addosso e sono tutta contenta, poi, dopo la cerimonia, mi vado a sedere tra i banchi con gli ospiti.
Cambia scena e sono a casa di Maddalena, giù nel salone delle feste. Le pareti rivestite di legno sono più o meno identiche a quelle vere solo che, al posto della cappella, c’è una cucina tutta in legno intarsiato con i fornelli accesi. In cucina ci siamo io, Betta, Maddi e altre ragazze e una di loro dice che anche suo nonno ha una cucina così al piano di sotto, solo che ha fatto aprire uno sportello nel muro così può portare la spesa in cucina direttamente dal garage. Io, nel sogno, penso che sia solo una scusa per farmi capire che anche lei abita li’ nel palazzo di Maddi.
La casa affittata
Sono nella casa dei miei genitori (che nel sogno è identica a quella di mia cugina FP in campagna) la casa però è affittata alla mia professoressa AS con tutti i mobili e i quadri. Con me c’è anche L (la mia stalker) che fruga ovunque per vedere se i miei genitori hanno lasciato qualcosa così che possa conoscere qualche dettaglio in più di me e della mia vita. Io mi sento soffocare e infastidita le dico che la casa è affittata alla professoressa e i miei non ci abitano più, lei mi risponde che non ha importanza e qualcosa troverà….
Delitto e castigo
Sono seduta sul sedile di dietro di una macchina e davanti ci sono un uomo e una donna che sembro conoscere. Stiamo guidando lungo viale Trastevere e poi giriamo a destra e la strada ci porta in un paesino. Scendiamo e suoniamo ad una porta. Ci aprono una donna con la figlia adolescente, noi chiediamo dove sia il marito, lei ci indica un posto poco lontano. Raggiungiamo il luogo, troviamo l’uomo e lo uccidiamo (mi sembra strangolandolo). Risaliamo in macchina in silenzio ma io sono disperata perché so che la polizia risalirà a noi tramite la moglie e dovrò passare il resto della vita in carcere e ho così buttato la mia vita.
Cambia scena, sono a Londra, Bea mi dice che devo tornare a lavorare nella nuova sede della galleria JJ/WC (dove ho lavorato davvero) e che lei già lavora lì da un po’. Sono incerta ma salgo sulla metro per andarci. Quando scendo chiedo indicazioni ad una signora ma parliamo in francesce invece che in inglese e poi mi rendo rendo conto che anche i nomi delle vie e le targhe delle macchine sono scritti in francese. Allora mi dispero e mi rendo conto di essermi addormentata sulla metro e di aver attraversato il tunnel della Manica senza accorgermene.
Collari stretti
Sono con Cristina B. nella casa della nonna di Fabri ma la casa è enorme e tutta diversa. Io sto portando Cri in giro per fargliela vedere. Attraversiamo prima un lungo corridoio con carta da parati anni ’70, poi dei saloni affrescati e poi ci ritroviamo in una specie di veranda rialzata che dà su un giardino (il giardino assomiglia a quello di mia nonna) e io le dico: “Vedi, la casa continua anche sotto la veranda e tutto attorno al giardino, è molto grande”. Poi Cri sparisce ed io mi ritrovo in giardino con mio padre e dopo poco arrivano tre dei miei cani, Diavolone, Boris e Rufus. Papà ed io li accarezziamo e nel fare ciò ci accorgiamo che i collari sono allacciati troppo stretti e li allarghiamo. Mentre mi occupo dei collari dico qualcosa contro Armando, dando a lui la colpa del fatto che siano allacciati male e stretti.
Licenziamento
Sono davanti all’armadio di Fabri e accanto a me c’è Susan. Apro un cassetto e inizio a tirare fuori camicie e magliette una dopo l’altra e ogni volta le dico: “Lo vedi come è stirata male?”. Poi le dico che sono costretta a licenziarla e lei allora prima si mette a piangere, poi mi guarda e la sua bocca le diventa esattamente come quella del pagliaccio del film “It” di Stephen King. Mi sono svegliata per lo spavento…
Il figlio di Alessia Marcuzzi
Sono in una palestra dove c’è anche una parete finta per le arrampicate e davanti alla parete c’è in piedi un bambino biondo e grasso. Il bambino ha le mani infilate in una nicchia quadrata scavata nella parete e deve avvitare le due metà di una sfera di plastica e non ci riesce. Io sono alle sue spalle e sto parlando con il suo istruttore e dico: “Certo che è proprio imbranato questo ragazzino!”, poi dico al ragazzino: “hei biondo! ma proprio non ci riesci?”. L’istruttore mi dice che il bambino è il figlio di Alessia Marcuzzi ed io, allora sono ancora più schifata perché mi sembra ancora più grasso e goffo e commento con l’istruttore: “certo che deve essere proprio un mollaccione viziato!”. (Si commenta da sé…)