Sono in un quartiere di Roma che non ricordo. Possiedo una moto rossa e nera di cui vado molto orgogliosa. Devo rientrare a casa con S. Vedo davanti a me una donna in tuta da motociclista che ha la stessa mia moto ma il modello successivo. Sono arrabbiata e penso che vporrei quella nuova. Poi torno con S. in macchina, facendo una strada nuova. passiamo davanti ad un parco giochi acquatico. vedo delle persone che fanno giochi strani: sono sdraiati in piccole conche che galleggiano sull’acqua e si devono tirare dei dischi. Penso che sia un pò pericoloso perchè se ti arrivano in faccia possono fare molto male. Dico ad S. che questa strada non la conosco proprio; lui è contento perchè di solito sono sempre io a dire le strade da fare e questo lo innervosisce. Poi incontriamo D. che mi chiede se nei giorni di Natale voglio lavorare lì nel parco. Gli dico che io sto andando in maternità e che non posso lavorare,. altrimenti avrei già fatto dei turni in comunità. Poi incontriamo altre persone che conosciamo anche A., la moglie di A., che però è antipatica. le mostro il posto dove da adolescente mi fermavo con i miei amici ma lei sembra un pò volermi distanziare.
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Spazi separati
Sono con S. nella nostra casa e ci rendiamo conto che abbiamo a disposizione tre terrazzi di cui prima non c’eravamo mai accorti. Sono sul tetto del palazzo, assomigliano ai terrazzi che ci sono nella vecchia casa di nonna e sono mpolto contenta. Penso subito che ci potremo mettere tutte le piante che abbiamo che invece a casa soffrono un pò. Dentro casa c’è un gran caos, gente che arriva, Z e I, A e F, altri amici, scarpe ovunque. E’ estate e ci si diverte. Poi S. si ricorda che oggi inizia nuovamente a lavorare e che alle 16 30 arriverà un p. Gli dico che è tutto un pò in disordine e lo avviso che ha anche suonato prima del previsto. Lui non sembra preoccupato. Quando arriva la p.lui la fa aspettare e non chiude la porta dello studio. lei vede che è una casa, con tutte le cose in disordine. Mi dà fastidio, penso che sarebbe bello avere lo studio fuori.
Vengo da Lecco!
Sono nella casa della mia infanzia. Sento dei rumori provenire dalla finestra del soggiorno.
Mi nascondo dietro ad una libreria di metallo. All’improvviso entra in casa dalla finestra aperta un ragazzo dai capelli rossi e dall’aria divertita e buffa.
Il ragazzo mi dice in tono scherzoso:
“Vengo da Lecco!”
Mi spavento e mi lancio contro di lui per cacciarlo. Lo spingo fuori dalla finestra e il ragazzo finge di cadere con un urlo che sembra simulato.
Nel sogno, ad un certo livello, capisco che il ragazzo sta fingendo perché sotto la finestra c’è un balcone o un cornicione che gli permetterà di non cadere.
Dopo pochi secondi il ragazzo torna con un salto giro dentro casa, passando nuovamente per la finestra.
“Vengo da Lecco!”
Io allora mi arrabbio e comincio ad urlare: “Cosa vuoi da me! Che ci fai in casa mia!
E lui mi risponde urlando: “La devi finire di preoccuparti in questo modo! Hai rotto le palle con questa questione dei soldi!”
Io gli rispondo urlando:” Ma come posso fare se non ne ho abbastanza! Eppure lavoro come un disperato! Io non ce la faccio più, non so come fare!”
Il ragazzo continua a rispondermi urlando con lo stesso mio tono: “Lo so! Ma alla fine ce la fai sempre! Ti sei sempre preoccupato e poi alla fine ce l’hai sempre fatta! E’ chiaro che la devi finire? Così finisci per non vivere più la tua vita a forza di preoccuparti! Ce la farai, chiaro?”
Nel sogno sento il piacere di poter finalmente urlare queste cose a qualcuno che mi capisce. Il ragazzo che viene da Lecco è arrabbiato perchè sa che io sto sprecando del tempo prezioso a lamentarmi di problemi per i quali, in fondo, avrei già le risposte.
La vecchia casa
Sono tornato nella casa in perifieria di quando ero studente. Io e B. riflettiamo su come le cose siano cambiate da allora. Entro nello sgabuzzino e mi accorgo che lì dentro tutto è rimasto immutato. Ritrovo le mensole e qualche lampada usata in passato. Tutto è però più pulito ed ordinato, ci sono pochi oggetti e ben sistemati in scatole di cartone.
Livio
Sono in una casa non so bene dove, è una specie di mansarda all’ ultimo piano. Mi affaccio e vedo Livio in strada. Lo saluto, sembra stupito di vedermi, non capisco se è contento o meno. Alla fine si mi rendo conto che è emozionato, lo sono anch’ io.
Daniela, che è in casa con me, mi chiama, devo andare, lo saluto.
Mandorli
Sono a casa dei miei in montagna, nel giardino, hanno creato una sorta di grossa aiuola quadrangolare. Su ogni lato è stato piantato un mandorlo. Mio padre vuole spostarne uno. Dice che è stato posizionato troppo vicino alla casa e le radici potrebbere danneggiarla.
Iniziamo a discutere, gli dico ” E’ possibile che queste piante non vengano mai lasciate in pace “. Credo sia meglio lasciarlo dov’ è, tanto è una pianta piccola, e alla fine me la da vinta.
Cane Bianco
Mi trovavo in casa con tra le mani un cagnolino bianco che qualcuno ( non saprei chi..) mi aveva regalato.
La visita a casa del Dr. G.
D. ed io facciamo una visita al dr.G. Avvicinati al suo palazzo sembra essere arrivati davanti ad un negozio dentro ad un centro commerciale. L’unica differenza è che l’entrata ha un portone normale simile a quella di un condominio. Davanti casa sua vi è tanta gente che va in giro. Il dr. G. con la moglie , una signora alta e bionda, ci accoglie con un gran sorriso e ci fa accomodare dentro casa.
Entriamo e subito noto come la stanza sia piena di scaffali e cristalliere con molti oggetti, molti di questi antichi. Il dr. G. mi invita a scendere e vedere il piano inferiore così seguendomi mette una mano sul mio capo e iniziamo a scendere. Non scendiamo però lungo le scale, ma andiamo sopra un grosso geode di cristallo con molte facce e dal cui centro si irradiava una forte luce.
Nella discesa al piano inferiore noto che il tetto è ricoperto di specchi e vetri contenenti altri oggetti, tamburi, libri antichi, oggetti di cui non conosco ne l’origine ne il possibile uso, testimoni però di una conoscenza ancestrale ma ignota. Aspetto che scendano anche D. con la signora.
Eccoci al piano seminterrato. Una stanza molto simile alla prima ma con un vecchio tavolo ed una sedia al centro, sopra di essi una serie di catene, ed altri oggetti di ferro… La visita della casa continua e vedo girandomi con lo sguardo un balcone che dava su un esterno illuminato a giorno. Tuttavia il dr. G. mi invita a vedere un altra parte della stanza così vengo distolto da quel balcone… Mi affaccio così da un altro balcone e vedo un enorme mappamondo che pian piano modifica la sua forma: da sfera a piramide.
…Mi ritrovo da un altra parte con delle persone a guardare in una TV a tubo catodico di quelle con l’antennina e lo schermo bombato. Guardiamo e qualcuno commenta le immagini della sedia e del tavolo viste nella prima parte del sogno.